Lasciateci…danzare: rivelazioni d’artista

1) Come e quando sei stato/a rapito/a dalla danza?
Non riesco a trovare un momento preciso nel tempo o qualcosa  visto da fuori . L’amore per la danza nasce dalla sensazione di libertà che avevo giocando da sola da bambina: quella di poter immaginare e trasformarmi in qualunque cosa nella piena libertà di farlo. Inseguire quella sensazione nel tempo è stato il modo in cui la danza mi ha rapita e continua a darmi la possibilità di trasformarmi.

2) Come gestisci il concetto di Tempo e Spazio?
Il tempo e lo spazio sono , per me, i ponti che collegano il mio essere presente nel qui e ora con la possibilità di connettermi e aprire tempi e spazi diversi, plurali, ma in dialogo tra loro. Il tempo e lo spazio connettono la dimensione reale con quella sensibile attraverso un profondissimo ascolto che permette al corpo del danzatore e alla creatività del coreografo di incontrare ciò che non si vede e tradurlo in movimento.

3) Quali nodi tematici attraversa questo spettacolo?
Quest’opera, seppur in versione ridotta, è dedicata all’olio: un elemento presente nella quotidianità di tutti eppure fortemente simbolico sia per la sua natura materica e sensoriale che per le connessioni con la storia dell’uomo e dell’umanità. I temi sono legati sia alle funzioni dell’olio in relazione all’uomo che alla percezione di un fluido che attraversa le relazioni umani e diventa metafora di un continuo scorrere. La semplicità della funzione e dell’azione  si fondono alla sensazione e all’emozione che le attraversa. E’ una degustazione che non passa dal palato.

4) Tre parole che esprimano il dialogo che vorresti creare con il pubblico
Comunicazione, condivisione, bellezza.

5) Con quale costume entreresti in una scena deserta?
Con quello che mi troverei addosso nel momento stesso in cui mi dessero il permesso di entrare. Una volta dentro si vedrà che farsene.

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